martedì 27 marzo 2012

Colma di Mombarone e Nikon FE


Domenica 25 marzo 2012, tempo nuvoloso, ancora un po' di neve sopra i 2000 metri.

Salita veloce dai 1497 metri di Trovinasse, sopra Settimo Vittone (nel Canavese: zona bellissima, terra antica e struggente che vorrei scoprire e capire meglio..) fino al lago ed alla Colma di Mombarone, la cui vetta sorge a 2371 metri di quota.
Veloce discesa sotto un'intensa, professionale e divertente nevicata fuori stagione che ha imbiancato pressoché ogni cosa, noi compresi. Panorama nibelungico in cresta sul Biellese, praticamente nullo sulla Valle d'Aosta. Abbiamo quindi lasciato perdere l'idea di raggiungere anche la Tre Vescovi e di scendere dal Colle della Lace, con un bell'anello che ho apprezzato qualche anno fa.
Gran giro che consiglio a tutti, anche se personalmente preferisco sempre la salita da San Carlo di Graglia. Anche dal rifugio Alpe Cavanna non è affatto male, per la varietà di panorami e l'intensità della salita.






Per chi volesse, è disponibile anche un breve e "luminoso" video panoramico dalla cima: attenti a non guardarlo in un momento di depressione, potrebbe destabilizzarvi.



domenica 18 marzo 2012

Kodak Retinette Typ 022


Domenica 18 marzo 2012, rintanato in casa, un giorno e mezzo di pioggia nervosa ed intermittente alle spalle. Un umido stillicidio di lavori da tempo rimandati e piccole ricerche, qualche lettura svogliata e le solite commissioni per negozi e supermercati; perfino il cane mi guarda mestamente dal suo angolo, mentre gli Unida affrontano il secondo minuto di Left Us to Mold.







Ho per le mani una piccola macchina fotografica per pellicole da 35 mm, acciaio e similpelle nera, che mi fissa attraverso il piccolo occhio dell'obiettivo di un sorprendente viola bluastro.
Si tratta di una Kodak tedesca, modello Retinette, come proclamato orgogliosamente sul retro: Kodak Retinette Camera. Un oggetto dalle dimensioni contenute e probabilmente molto economico, privo com'è di telemetro e di esposimetro, con ottica fissa e non intercambiabile; allo stesso tempo una macchina rifinita ed elegante nella sua solida semplicità che ricorda, per certi versi, i vecchi modelli a soffietto.
Ho provato a capirne età, storia, pregi e difetti, identificandola infine come il modello capostipite di una serie ricca e diversificata, realizzato a partire dal 1954 dalla ditta Eastman Kodak come versione rigida della precedente serie Retina degli anni Trenta, fornita invece di obiettivo retrattile. Si tratta infatti del Typ o Model 022, con obiettivo Reomar a tre elementi della ditta Schneider-Kreuznach 1:3.5 da 45 mm, coated specially for colour photography secondo il manuale originale. Monta inoltre un otturatore Compur-Rapid a dieci velocità.
Provvisto di light value settings ed autoscatto, il modello rimase in produzione fino al 1958 e ne vennero venduti circa 238.000 esemplari; il manuale decantava come the most distinctive feature of the RETINETTE fosse la (...) famous perfection of KODAK precision workmanship. Ed in effetti, i tempi ed il funzionamento della macchina sembrano tuttora perfetti, in pieno 2012.
La serie incluse, nel passare degli anni, otturatori differenti, quali i Vero, i Pronto ed altri modelli della Kodak; un modello identico e venduto dalla Kodak Pathé tra il 1955 ed il 1958, il 022 French Edition o Retinette F montò invece lenti Kodak Anastigmat Angénieux, con otturatore Kodak.




Il blocco dell'obiettivo mostra anzitutto, in nero, la fascia con i valori della distance scale; l'insieme è compatto e di uso intuitivo, molto semplice. Il volto anteriore della Retinette Typ 022 è, a differenza delle consorelle più recenti, pulito e basilare: il mirino, il nome del modello e la marca, e ben poco altro, oltre all'aggancio per il flash. Era difatti compatibile con differenti modelli di flash amovibili, quali il famoso Kodablitz; richiedeva invece l'uso di un esposimetro esterno, quale ad esempio il Kodalux L.
Il fondo della Retinette mostra invece l'ingegnosa leva di avanzamento delle pose o rapid winding lever, arcuata meraviglia meccanica definita one of the outstanding features of the RETINETTE dal manuale. Sul lato opposto si nota un'altra strana ghiera fornita di due appigli, uno dei quali è cavo e cela un bottoncino: si tratta dell'ingegnoso sistema di sblocco del coperchio, protetto da una ghiera di sicurezza o safety latch che, a sua volta, scopre un piccolo bottone metallico impossibile da premere senza aver ruotato la ghiera stessa.




Per rimuovere il rullino, una volta terminato, occorreva anzitutto premere il release button chiuso nella piega della leva di avanzamento delle pose, sul fondo della macchina fotografica, ruotando quindi il rewind knob sul dorso superiose sinistro; solo allora si poteva aprire il coperchio posteriore. L'apertura del blocco posteriore dava accesso alla camera di caricamento delle pellicole, possibilmente delle Kodachrome.
Il mio modello deve esser stato destinato al mercato tedesco, poiché la ghiera del rewind knob o di riavvolgimento del rullino reca in questa lingua le diciture delle varie tipologie di pellicola: Infrarot, Color Kunstlicht, Color Tageslicht, al posto della versione inglese, Kodachrome Daylight, Kodachrome A., Plus XI Super XX, Infrared.


Una piccola ed interessante reliquia di un tempo di fotografie dal cuore meccanico, forse più attente e scrupolose rispetto all'era delle migliaia di scatti in digitale.



lunedì 12 marzo 2012

Monte Zerbion e Nikon FE

Se il buongiorno si vede dal mattino...

..Questa macchina è destinata a grandi cose. Perlomeno, si godrà senza alcuna fatica delle gran belle salite.
Domenica 11 marzo, infatti, è avvenuto il battesimo alpino della nuova (sic!) Nikon FE. Provvista di una tracolla appositamente acquistata, armata con il suo obiettivo Vivitar 28-70, mi ha seguito fedelmente nella lunga ed intensa ciaspolata dai 1505 metri di Promiod, alla volta del Monte Zerbion: proprio la stessa vetta che vide l'inizio della mia passione per le montagne, nel lontano agosto 1991.









Fortissima luce e riverbero, che hanno messo in difficoltà perfino la digitale; una salita lunga ed affascinante iniziata tra le ampie praterie alpine al disopra di Promiod, quindi nei suoi boschi ed infine lungo la grande e dolcemente inclinata cresta occidentale del Monte Zerbion. E' disponibile peraltro un breve video panoramico, girato dall'Anticima. Con un saluto ed un ringraziamento all'amico Davide "Montanaro", webmaster del noto sito Lemiemontagne.it.















martedì 6 marzo 2012

Nikon FE


Nikon FE. Vista d'insieme


Trascorso qualche giorno dall'acquisto, i dubbi relativi alla nuova Nikon cominciano a dissiparsi.
Anzitutto, il controllo da parte del mio fotografo di fiducia, G. & G. Studio di Graziano Giolo, a Biella: il corpo macchina si presenta in buon ordine e funzionante a tutti i tempi ed esposizioni, così come l'innesto per l'obiettivo ed il meccanismo di avanzamento della pellicola. La macchina è stata usata a lungo ed intensamente, probabilmente da un professionista, a quanto pare dall'esame delle superfici esterne; ciò collimerebbe con quanto spiegato dal precedente proprietario, che l'aveva portata perfino nel lontano Bangladesh.
Corrisponde in tutto e per tutto allo standard previsto in origine per il suo modello, definito FE; non resta che cominciare a studiare la nuova arrivata, di capirne pregi, difetti e funzionalità.
The Nikon FE one of the most flexible, most intelligently designed and most perfect cameras ever made, scrisse in merito l'esperto fotografo Ken Rockwell: The FE just lets me make great photos and never gets in the way. That's critical, but not something you'll ever read off a data sheet. I love the FE. If you are thinking about getting one, just do it. Un giudizio in grado di confortarmi nei primi giorni di reciproca conoscenza, immediatamente successivi all'acquisto; svariati esperti ed appassionati di macchine analogiche l'hanno definito come il modello ideale per i neofiti, per chi come me non aveva mai sfiorato il mondo Nikon.



Ignoravo perfino che la ditta si chiamasse originariamente Nippon Kogaku o Ottica giapponese, avendo successivamente cambiato denominazione in Nikon per incorporare la radice Ikon, con riferimento alla storica casa tedesca Zeiss-Ikon.
Ad ogni modo, avevo per le mani un corpo macchina Nikon FE per pellicole da 35 mm, giunto sul mercato nel giugno 1978 e prodotto fino al 1983, concepito per utilizzare pressoché ogni obiettivo Nikon con innesto a baionetta prodotto dal 1959 in poi. Può tuttora sfruttare sia gli obiettivi AI (automatic indexing) che i modelli non-AI, fino ai moderni obiettivi digitali, grazia all'intelligente politica Nikon in merito al mantenimento del medesimo attacco a baionetta delle proprie ottiche: secondo il manuale, (...) The FE will also accept virtually every accessory in the Nikon System - the most comprehensive ever created for photography.
Si tratta di una single lens reflex molto avanzata, destinata all'uso semiprofessionale, ideata in seguito alle precedenti Nikkormat ELW ed EL2 del periodo 1976-1978; la meccanica e l'aspetto esteriore proveniva invece dall'ottima Nikon FM, modello del tutto meccanico.
Disponibile in due versioni principali, cromata o nera, la FE era ricoperta nella zona inferiore del corpo da una superficie zigrinata simile a cuoio, ovviamente sintetica; un corpo macchina in rame ed alluminio massiccio e scarsamente ergonomico, simile in questo alle reflex d'epoca ben precedente ed ispirato alla Nikon FM, tuttavia piacevole da impugnare e non troppo pesante (590 grammi). Le vendite premiarono la bontà della FE, tuttora apprezzata e ricercata.
Ultima nota: nel 1978 la FE costava 600.000 Lire, essendo dunque più costosa del modello meccanico gemello, la contemporanea Nikon FM. Per qualche strano motivo, la versione nera era all'epoca lievemente più cara di quella cromata, che personalmente avrei istintivamente preferito.







Nikon FE. Caratteristiche tecniche



Grazie al suo manuale ed agli spunti della nutrita sitografia dedicata, ho presto cominciato l'analisi dettagliata di questo modello, della sua storia.
La Nikon FE è stata progettata per la messa a fuoco manuale ed una regolazione elettronica dell'otturatore, offrendo tuttavia due velocità meccaniche: B (bulb) con apertura prolungata dell'otturatore fino alla pressione del pulsante di scatto e M90 o Manual 1/90, in grado di scattare anche in assenza di batteria. La Fe funziona difatti con due batterie S76 o A76, oppure con una batteria al litio 2L44 da 3v; lo spostamento della leva di avanzamento delle pellicole attiva l'esposimetro elettronico, dunque è necessario ricordarsi di lasciarla in posizione di riposo, durante i periodi di non utilizzo, per non scaricare le batterie.
La cura dei dettagli esterni fa a gara con l'alta qualità della meccanica, a dir poco stupefacente per un modello destinato, tutto sommato, ad un mercato di abbienti appassionati, non ad una rarefatta élite di tecnici specialisti: i principali manuali dell'epoca ne esaltavano con orgoglio le leghe innovative ed il placcaggio in oro (!) dei vari contatti elettrici, nonché la perfezione estrema dei minuscoli cuscinetti a sfera. Prodotta in un periodo di fortissima competizione tra le principali case produttrici di macchine reflex, la FE cercò dunque di conquistare il plauso dell'utenza grazie ad un fortunato connubio tra infinita robustezza e qualità certosina della meccanica.





Nikon FE. Uso pratico ed osservazioni



Ben lungi dal voler giudicare un segmento di mercato o di analizzare un modello nell'ambito di un contesto di storia economica: avendo in mano un singolo corpo macchina, volevo capire, oltre alle sue caratteristiche, anche le sensazioni che era in grado di darmi.
Iniziamo dai fondamentali. Il meccanismo di carica del rullino è normalissimo e consolidato, dal bottone di rilascio all'apertura della camera posteriore fino ai dentini posti sul rullo di avanzamento, da far combaciare con i forellini ai bordi della pellicola. La carica richiede l'equivalente di due pose, exposed during loading. Una volta caricato il rullino occorre semplicemente settare il film-speed dial sulla giusta misura ASA, girando semplicemente la ghiera posta sul lato superiore sinistro del dorso (ASA 12-3200, ASA 4000 secondo il manuale originale). Sul retro della macchina una praticissima finestrella consente di inserire il ritaglio della confezione del rullino, in modo da ricordare il tipo di pellicola caricata.
Lo sguardo corre, sul dorso, alla seconda ghiera principale: un robusto meccanismo dai numeri ben incisi in verde (Auto), rosso (1/125, la maggiore velocità dell'otturatore per l'uso del flash) e bianco. L'otturatore a tendine metalliche verticali consente di scegliere tra velocità comprese tra 8 e 1/1000 secondi, oltre alle già citate modalità meccaniche B e M90 destinate all'assenza di batteria; tempi fantascientifici, per un appassionato di panoramiche come me. I modelli successivi della serie F (quali la FE2 del 1983, ad esempio) avrebbero consentito velocità di 1/4000, raggiunta secondo alcuni tecnici dal modello FE, anche se questa velocità non è riportata sulla ghiera di scelta dei tempi e nemmeno nella scaletta verticale dell'esposimetro; la FM2, alcuni anni più tardi, avrebbe infine montato il rinomato otturatore in titanio a lamelle a nido d'ape.
Il dorso, all'estremità destra, ospita insieme al pulsante di scatto una ben evidente leva di avanzamento delle pose, apribile verso destra da chi la impugna in due angolature: 30°, necessaria per attivare l'esposimetro, e 135°, per avanzare di una posa. Tra il perno della leva ed il pulsante di scatto si nota la finestrella di avanzamento delle pose, estesa da S (start) a 36.
Il mirino a pentaprisma fisso, oltre ad ospitare con la massima discrezione l'ottimo esposimetro, mostra un telemetro centrale da 12 mm ad immagine spezzata, formato da tre cerchi concentrici; il cerchio più ampio delinea la zona esterna della messa a fuoco. Si tratta di un Fresnel smerigliato, peraltro intercambiabile con altri specchi a condizione di avere una mano molto ferma.






L'esposizione può essere completamente automatica, a priorità di diaframma, oppure manuale.
La FE mi ha stupito con un raffinato esposimetro (center-weighted meter) pienamente e discretamente integrato all'estrema sinistra del mirino: la scaletta trasparente dei tempi di scatto è sempre visibile, tuttavia il sottile ago nero di misurazione dell'intensità luminosa si attiva solamente muovendo parzialmente la leva di avanzamento delle pellicole, per non scaricare troppo presto le batterie.

Secondo Ken Rockwell, The FE's meter is more accurate than most people's ability to use it properly; unico difetto, aggiungerei, è l'impossibilità di leggere la taratura suggerita dall'esposimetro al buio, oppure in parziale controluce. Lo stesso problema si riscontra anche con gli occhiali da sole: se è facile suggerire di toglierli!, occorre tuttavia considerare che questo è un blog prettamente destinato alla fotografia in montagna, e che in alcuni contesti alpini l'uso delle lenti scure è il solo metodo sicuro per conservare la vista.
Per scattare in modo automatico è sufficiente selezionare la scritta verde AUTO sulla ghiera della velocità dell'otturatore o shutter-speed dial: in tal caso, all'interno del mirino si muoverà solamente l'ago nero dell'esposimetro, informando il fotografo del valore scelto per lo scatto. Se si vuole lavorare in manuale, occorre semplicemente attivare l'esposimetro aprendo di 30° la leva di avanzamento delle pose, facendo combaciare l'ago nero e la sottile barretta verde dell'esposimetro su un valore preciso, e quindi selezionando tale valore sullo shutter-speed dial.







L'autoscatto meccanico consente un tempo di circa 9 secondi, 8-14 secondo il manuale, ed è distinguibile sulla parte anteriore destra della macchina: si tratta di una piccola levetta nera, contraddistinta da una righetta bianca. Particolare curioso, una volta azionato, può essere bloccato per tempo, a condizione di non aver già premuto il pulsante principale di scatto sul dorso destro della FE.
Ho quindi scoperto svariate funzioni avanzate: la possibilità di vedere la profondità di campo (depth of field) prima dello scatto, il controllo dello stato delle batterie mediante l'attivazione di una levetta posta sulla parte posteriore sinistra della macchina, la possibilità di montare un flash sincronizzato ad una velocità di 1/125, così come di utilizzare un cavo per lo scatto a distanza ed il motore esterno, modello MD11 o MD12.


Per tutto ciò che è stato illustrato in questo topic è disponibile un interessante video di Matt Granger, in lingua inglese, con spiegazione dal vivo delle funzionalità e dei mille pregi della Nikon FE.

Una macchina nera ed attraente, da imparare a conoscere ed usare poco alla volta, che mi accompagna in queste giornate milanesi.


domenica 4 marzo 2012

Nuovo arrivo


Una sera milanese, un rapido incontro, l'acquisto di un corpo macchina usato ma in buone condizioni: pedalo verso casa con particolare cautela, ben conscio di cosa custodisco nello zaino. Dopo lunga meditazione, dopo aver soppesato i pro ed i contro di svariati modelli, ho deciso di buttare cuore, portafogli e prudenza oltre lo steccato: ora ceno ad un capo della tavola, mentre al lato opposto la nuova (sic) Nikon mi fissa con apparente distacco nipponico.







La mia decisione è semplice e, al contempo, parte di un contesto temporale piuttosto prolungato. Sono sempre stato un autodidatta, poiché nessuna figura paterna, nessun classico appassionato mi ha avvicinato al mondo affascinante e misterioso delle reflex analogiche; con una certa umiltà mista forse a timore ho mosso i primi passi grazie alle Zeiss-Ikon, dapprima fotocamere a mirino ed in seguito con l'amata serie Contaflex più volte descritta in questo blog. Un sistema geniale e tuttora accattivante, ideale per il mio uso prettamente panoramico "di montagna", che mi ha del tutto conquistato con il giro di boa del modello IV ed il lento, progressivo acquisto delle sue raffinate ottiche addizionali, i Pro-Tessare da 35, 50, 85 e 115 mm.
Questa piccola Nikon nera, il cui corpo pare inghiottire la luce invece di rifletterla, costituisce ai miei occhi un vertiginoso e ben poco prudente salto in avanti: non solamente nella tipologia costruttiva, passando dalla concezione tedesca della defunta ditta Zeiss-Ikon, bensì anche nel tempo. Si è trattato di un brusco e prolungato colpo sull'acceleratore dei decenni, sgommando da una tecnologia europea degli anni Cinquanta ad un quid prodotto tra la fine dei Settanta ed i primi Ottanta; sono atterrato in prossimità di quel 1983 che vide la mia comparsa sulla scena terrestre, tuttavia il senso di spaesamento o jet lag spaziotemporale è forte.
Mi sento anzi blandamente sorpreso per il semplice fatto che il mio prudente pragmatismo piemontese abbia permesso un simile colpo di mano. La Nikon, dal canto suo, mi studia e non commenta.
Le domande, ora, sono prevedibili e forzate quanto quelle poste al primo ferroviere di passaggio in un giorno di forti ritardi. Funzionerà? Sto barattando una tecnologia che ormai apprezzo e conosco bene, che dopo tanti rullini scattati in quota non mi ha mai deluso o tradito, con qualcosa di alieno ed ignoto. Ho fatto bene?


Così come in caso di ritardi e scioperi, non c'è risposta immediata che tenga. Mi occorre un buon manuale, un rullino e soprattutto un obiettivo. Un obiettivo, il mio regno per un obiettivo!